“Mia figlia di 16 anni si è tagliata per la prima volta la scorsa settimana. É stata proprio lei a riferirmelo. Mi sono molto spaventata e non riesco a capire perché l’abbia fatto. Adesso vorrei aiutarla, ma non so come fare”. Una mamma che si trova ad affrontare il fenomeno del ‘cutting’ chiede aiuto agli psicologi del progetto ‘Lontani ma vicini’, nato dalla collaborazione tra Istituto di Ortofonologia (IdO) e Diregiovani.it e inserito nella task force per le emergenze educative del ministero dell’Istruzione.
“Può capitare che in adolescenza i ragazzi mostrino il proprio disagio attraverso degli attacchi al corpo- spiegano gli esperti- quel corpo che si sta trasformando, ad esempio infliggendosi dei tagli (cutting)”. Chiarendo che spesso questi episodi sono transitori, gli psicologi suggeriscono alla mamma di “ritornare su quanto accaduto con sua figlia, cercare dei momenti di vicinanza con lei in cui poterle chiedere come sta, cosa sta accadendo nella sua vita, cosa la fa soffrire adesso. Contemporaneamente- aggiungono- potrebbe approfondire con le insegnanti cosa succede a scuola, se vi sono stati dei segnali di allarme in cui sua figlia abbia manifestato una sofferenza. Averne parlato con lei subito dopo averlo fatto per la prima volta- constata il team di ‘Lontani ma vicini’- ci fa pensare al bisogno di sua figlia di condividere ed accettare l’aiuto. Provi innanzitutto ad ascoltarla, a capire di cosa ha bisogno e perché lo ha fatto, le proponga un sostegno psicologico”, concludono gli esperti.
Come spiegato all’autrice del messaggio dagli psicologi IdO, il cutting è uno dei tanti modi attraverso cui gli adolescenti manifestano il proprio disagio. A farlo sono soprattutto le ragazze. “Quando chiediamo loro perché hanno iniziato a farlo- chiariscono Fabiana Gerli e Silvia Cascino, psicoterapeute dell’equipe dell’Ido attiva nelle scuole- la maggior parte di loro ci risponde che tutto è cominciato dopo una separazione o una lite (con un fidanzato o un’amica, meno spesso con un familiare) o per un profondo senso di solitudine e inadeguatezza, legato soprattutto al rapporto con i coetanei”.
La quasi totalità dei ragazzi che parla dei propri tagli, fanno sapere Gerli e Cascino, “ha in comune una storia di solitudini, incomprensioni e/o incomunicabilità con i genitori, oltre a una scarsa accettazione di se stessi e una bassa autostima. È vero che la conflittualità con i familiari e il difficile rapporto col proprio corpo e con la crescita sono un denominatore comune in tutte le adolescenze- continua l’equipe IdO- ma nei casi da noi esaminati tali problematiche appaiono molto radicate e le risorse a cui attingere per fronteggiarle troppo frammentate e inconsistenti”.
Il ‘cutting’ è un fenomeno tenuto sotto costante osservazione dall’Istituto di Ortofonologia che, nel 2014, ha potuto realizzare anche un’indagine presso gli sportelli di ascolto psicologico presenti in oltre 70 scuole di Roma e provincia. Gli esperti presenti negli istituti hanno potuto raccogliere le richieste di aiuto di 32 adolescenti. Il 70% erano ragazzine dai 12 ai 14 anni, che nella maggioranza dei casi sceglievano di ferirsi le braccia con la lametta. Il 19%, uno su cinque, è riuscito a smettere di tagliarsi, ma solo grazie al supporto degli psicoterapeuti esperti degli sportelli.
Questa pratica continua a destare preoccupazione, tanto che nel 2019 è arrivato alle orecchie attente del team di psicologi IdO nelle scuole il caso di Gisella, il nome è di fantasia. Quella di Gisella, liceale romana di 16 anni, è una vita di periferia, fatta di amicizie al limite, intrecci di vita con realtà più grandi di lei, amici in carcere e ‘l’amore della sua vita’ finito in un giro illecito e quindi in galera. “Dei genitori dice poco- puntualizzano gli psicologi- sono punti di riferimento ma distanti affettivamente. Chiede aiuto allo sportello di sostegno psicologico della propria scuola per affrontare e risolvere quel senso di inadeguatezza, solitudine e incomprensione che l’hanno portata nel tempo a tagliarsi. Eppure Gisella è una ragazza piena di interessi, è rappresentante di classe, ha voti ottimi a scuola, disegna, ascolta musica e balla l’hip hop. Il suo corpo non le piace, ma con l’aiuto di una nutrizionista sta migliorando e lei sta imparando ad accettarlo”. Così, grazie al sostegno della psicologa presente a scuola, con la quale si incontra regolarmente, Gisella riesce a resistere, “nei momenti più difficili, alla tentazione di tornare a tagliarsi e trova nella scrittura di un diario la valvola di sfogo giusta per i suoi dolori e la sua fragilità. Oggi Gisella non si taglia più e ha anche la forza e la consapevolezza necessarie per andare in soccorso di una sua compagna di classe- conclude il team IdO- aiutandola a esternare il proprio disagio davanti ai compagni dai quali si sentiva esclusa”.